La meravigliosa Piazza Duomo di Parma, con la Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Battistero, il Palazzo Vescovile e il Museo Diocesano, custodisce tesori d’arte di incredibile valore e bellezza. Alcuni dettagli però ci parlano di un passato lontanissimo, così lontano da portarci fino all’epoca in cui la Terra era popolata dai dinosauri!
Fin da quando ero bambina ho sempre amato “dare la caccia” ai fossili preistorici pietrificati, impronte di animali e piante accurate come disegni incisi nel calcare comunemente detto marmo rosso di Verona o rosso ammonitico. Passeggiando tra palazzi, chiese e strade, ancora oggi non posso fare a meno di cercare queste tracce di grande fascino.
Il colore rosso (o rosato) di questo calcare è dovuto alla presenza di ossidi di ferro, mentre tutte le strane forme che lo caratterizzano sono legate alla presenza di numerossissimi organismi quali belemniti, nautiloidi e le ammoniti, particolari conchiglie dalla caratteristica forma a spirale vissute dal periodo Devoniano (410-355 m.a.) fino alla fine del Cretaceo (65 m.a.) nei mari di tutto il mondo. Questi organismi subirono un processo di interramento che permise la loro mineralizzazione, ovvero la sostituzione delle ossa dell’animale con materiale minerale. L’organismo così fossilizzato si conserva poi nei sedimenti geologici.
Una curiosità: i fossili hanno sempre suscitato un grande interesse nell’uomo. Da Aristotele in poi, diverse spiegazioni sono state date alla “strana” presenza di organismi marini inglobati nelle rocce sulla terraferma, o addirittura sulla cima di una montagna! Nel Medioevo alcuni autori interpretarono i fossili secondo una teoria “biblica” che li leggeva come prove del Diluvio universale descritto nella Genesi, in quanto depositatisi dopo il ritiro delle acque. Questa teoria rimase in voga fino al secolo dei Lumi, quando alcuni scienziati iniziarono a pensare che i fossili corrispondessero a specie estinte, dando inizio così al cammino della moderna paleontologia.
Il marmo rosso di Verona venne usato da artisti e architetti per sculture, rivestimenti ed elementi architettonici di vario genere (basti pensare al prospetto esterno dell’arena di Verona).
A Parma, città anticamente ben collegata ai luoghi di estrazione del marmo grazie al Po e ad una rete idrica molto ben sviluppata, gli artisti ricorsero a questo materiale per realizzare moltissime opere e dettagli, ma è nelle lastre che rivestono il pavimento delle navate della Cattedrale che ho potuto ammirare gli esempi più belli di ammoniti.
Ecco alcune foto scattate a queste preziose testimonianze di un mondo scomparso, con una promessa che faccio a me stessa: la caccia continuerà!